FOTOTRAPPOLA: tutto ciò che non possiamo, non riusciamo, non vogliamo vedere.

mercoledì 27 giugno 2012

San Martino in Valdurna-Malga Getrumalm-Cima di San Cassiano-Santa Croce di Lazfons e ritorno



Domanica 24 giugno 2012. Roberto mi invita a parteciapere all'escursione organizzata dalla Sat di Zambana con meta Santa Croce di Lazfons (2302) e Cima di San Cassiano (2581). Oltre a noi c'è anche l'Ale alla sua prima uscita. Poco prima delle 9 arriviamo al parcheggio presso la seggiovia di San Martino (1492). Dopo aver fatto colazione partiamo.




Seguiamo il sentiero numero 7. I primi due chilometri hanno pendenza superiore dei successivi, così in breve tempo superiamo quota 2000 m. Il tempo sembra incerto, con nuvoloni grigi poco rassicuranti. Le vacche al pascolo ci tengono compagnia tra muggiti e il suono dei campanacci. Dopo un'ora e mezza raggiungiamo la Malga Getrumalm (2083). Facciamo una sosta, giusto per salutare due nuovi amici suini.







Ripartiamo. Il sentiero ricomincia a salire. Manca poco a S. Croce di Lazfons. L'Ale comincia ad essere stanca. Arriviamo ad un cancelleto in legno. Lo oltrepassiamo e ci separiamo. L'Ale va spedita in direzione della chiesetta con limitrofo rifugio di Latzfonserkreuz, mentre io e Roberto andiamo in direzione del laghetto. Ci sono pure le marmotte.







Il sentiero sale tra le rocce. In breve tempo siamo sulla cima di San Cassiano (Kassianspitze). La vista è meravigliosa. Dopo le foto di rito decidiamo di scendere al rifugio camminando in cresta. L'ultimo tratto non è dei più facili, ma il cordino aiuta a non farsi male. Finalmente eccoci al rifugio. Sono le 14 e la fame si fa sentire.







Prima di partire entro nella chiesetta. Si tratta del luogo di pellegrinaggio più alto d'Europa. Il crocifisso mostra il cristo nero (Schwarzen Herrgott) che protegge l'escursionista dalle variabili del tempo. Oggi ne è l'esempio.
Torniamo indietro seguendo lo stesso percorso dell'andata.





Termino con poche parole. Grazie a tutti per il bellissimo giro. All'Ale perché mi ha stupito (1000 metri di dislivello non sono pochi) e a Roberto perché è un grande compagno di viaggio. Grandissimi.

mercoledì 20 giugno 2012

lunedì 18 giugno 2012

Malga Sorgazza-Forcella Magna-Rifugio Ottone Brentari-La Forzeleta-Cima d'Asta e ritorno a Malga Sorgazza



Sabato 16 giugno 2012. C'è anche Marco. Superato l'abitato di Pieve Tesino saliamo lungo la Val Malene e parcheggiamo a Malga Sorgazza (1450). Sono le 7 e 20 e la giornata sembra promettere molto bene. Al parcheggio incontro casualmente Manuel e altri suoi amici. I primi 2 chilometri li percorriamo in gruppo. In prossimità della teleferica ci separiamo. Io e Marco giriamo a sinistra sul 380, Manuel e gli altri continuano lungo il 327.



Il sentiero si sviluppa tra i larici ed è zeppo di rigagnoli. Ben presto superiamo il limite della vegetazione. Il percorso sale a zig-zag, con evidenti murature a secco e postazioni risalenti alla Grande Guerra. Il panorama è a dir poco incredibile e il paegaggio circostante non lascia dubbi sulla scelta fatta di passare per Forcella Magna (2117).





Seguiamo il 326. Al bivio Marco prosegue lungo il 375, mentre il tengo il 326. Scendo di quota fino a riprendere il sentiero 327 iniziale. Vedo un capriolo. Salgo lungo i Lastoni costeggiando il torrente Grigno. Che fatica.






Alle 11 sono al Rifugio Ottone Brentari (2476). Mi fermo a vedere il lago. E' ancora ghiacciato. Marco arriva poco prima delle 12.



Decidiamo di salire a Cima d'Asta (2847). Ovviemente c'è neve, poca ma sufficiente per rallentare il passo. Raggiunta la Forzeleta (2680) metto nello zaino la macchina fotografica. La discesa con cordino è semplice, ma gli ultimi ripidi metri meritano il doppio di attenzione. Adesso è salita fino alla cima. La neve è abbastanza compatta. Manca poco. Ecco la croce. Dalla vetta la vista è spettacolare. Camminiamo sulla cresta fino al Bivacco Cavinato dove mangiamo, trovando riparo dal vento freddo.







Scendiamo seguendo la stessa traccia dell'andata. Finalmente posso fare fotografie in santa pace. Alle 15 siamo nuovamente al rifugio. Manuel è ancora lì. Si fanno le 16 e 30. Meglio scendere perché è calata la nebbia. Seguiamo il 327 fino alla malga.






Grande giro. Due parole sono sufficienti per spiegare questa giornata. 1900 metri di dislivello e tante ore di fatica ripagate da luoghi maestosi e da un tempo perfetto. Al rifugio la giusta compagnia è stata la ciliegina sulla torta.