FOTOTRAPPOLA: tutto ciò che non possiamo, non riusciamo, non vogliamo vedere.

lunedì 27 agosto 2012

Cervi maschi


Il primo si intravede, ma il secondo non lascia dubbi. Anche in bianco e nero fanno la loro figura.

Ravina-Dorsale della Terlaga-Parolet e ritorno



Sabato 25 agosto 2012. Lascio la macchina sopra l'abitato di Ravina, poco più avanti del Maso del Baldo. Sono le 6 e 30. Il sole, inizialmente timido, comincia a farsi sentire. Al primo bivio giro a sinistra seguendo il 693.



Il sentiero esce dalla faggeta. Le pendenze si fanno sostenute e, proseguendo a zig zag, comincio a salire rapidamente di quota. Ci sono molti punti panoramici davvero notevoli sulla Valle dell'Adige.





Il sentiero è poco calpestato con l'erba alta che la fa da padrona. E' evidente che si tratta di zone non molto frequentate dove non è difficile avvistare camosci. Un fischio. Eccone uno. Faccio una pausa in prossimità del segnavia che indica Dorsale della Terlaga (1150). Seguo la direzione per il Parolet (1594). Il tratto  iniziale è un muro. L'ultimo invece necessità di attenzione perché esposto. Sono arrivato. Che vista sul Palon (2090). 



Torno indietro. La discesa avviene dallo stesso sentiero.
Che fatica, ma ne è valsa la pena.

domenica 26 agosto 2012

Giovane orso affaticato


Quanta fatica per risalire il ripido sentiero. Il fiatone non ammette alibi. Il saluto finale però fa guadagnare all'orso qualche punto.

mercoledì 22 agosto 2012

La Paganella-Passo di S. Antonio-La Paganella



Martedì 14 agosto 2012. Giornata d'alta quota in compagnia dell'Ale. Da Andalo saliamo sulla cima della Paganella (2124) con l'impianto. Sono le 11 e 30. Il menù del Rifugio La Roda è da fare invidia. Non resisto, così decidiamo di mangiare qua. Primo. Secondo. Dolce. Incredibile.







Finalmente esce anche il sole. Approfitto di questo momento per smaltire un po' di calorie. Seguo, ovviamente da solo, il 602. Giunto all'ex rifugio Cesare Battisti (2098) proseguo scendendo di quota verso il Passo di S. Antonio (1925). Questo tratto di montagna è ancora integro. La piste e le autostrade forestali sono sul versante opposto. Poco prima del passo si aprono i pascoli. Il panorama merita più di una foto.




Raggiunto il passo seguo il 606. Devo risalire sulla cima. Il sentiero è uno sterrato molto comodo che in pochi minuti porta nuovamente alla Roda.
Pochi chilometri e poco dislivello. Un giro ad anello attorno alla Paganella. L'ideale per non vuole strafare.

martedì 21 agosto 2012

Vita nuova




Se anche una fototrappola di bassa qualità raggiunge questi risultati...posso stare tranquillo. Scherzi a parte la sequenza è notevole e termina con un primo piano davvero perfetto.

domenica 19 agosto 2012

Ma quanto mangi?


Il fatto di essere ripreso non è un problema. Il camoscio continua a mangiare indisturbato. Bellissima scena. Veramente.

venerdì 17 agosto 2012

L'erede del muflone bianco


Bella sorpresa. Un cucciolo albino si ferma a scrutare la fototrappola. La mamma non si vede ma si sentono i suoi passi a distanza di sicurezza.

Il ritorno dei cinghiali


Esemplari giovani in perlustrazione. Spero non sia soltanto un fuoco di paglia. 

giovedì 16 agosto 2012

Due giorni nelle malghe del Brenta: Andalo-Bocchetta del Piz Galin-Malga Spora-Passo della Gaiarda-Malga Flavona-Malga Termoncello-Malga Loverdina-Malga Campa-Sella del Montoz-Baito dei Cacciatori-Andalo



GIORNO 1

Sabato 11 agosto 2012. Giro di due giorni. Con Roberto ovviamente e sempre da Andalo. Dal parcheggio in località Val Biole partiamo in direzione Malga Spora (1855). Optiamo per la via più dura e più bella. Imbocchiamo il 352 in direzione Piz Galin (2441). La giornata è stupenda, con un grande cielo azzurro. Gli zaini sono più carichi del solito e il passo è condizionato. Superati i 1800 m di quota i pascoli concedono una vista meravigliosa su Andalo e il lago di Molveno. L'ultima rampa che porta alla Bocchetta del Piz Galin (2130) sembra infinita, ma una volta raggiunta la vista è appagante.




Il 353 ci fa rapidamente perdere quota e ci porta verso Malga Spora. Al bivio andiamo a sinistra, in modo da accedere alla malga dal Dos del Lares. Ovviamente le marmotte, oltre a farsi sentire, si fanno vedere. Eccoci alla malga. Ci attendono tre asini molto docili che non aspettano altro di farsi coccolare. Il tempo di qualche foto e un panino che è già ora di ripartire.




Ancora salita. Stavolta 400 m di dislivello necessari per raggiungere il Passo della Gaiarda (2242) via sentiero 301. Il primo tratto è molto ripido e termina su ghiaione. Una volta raggiunto il passo si apre la vallata con una vista sconfinata. Al bivio prendiamo il 371 in direzione Malga Flavona (1858). Scendiamo di quota. Sulla destra il Lago Secco, contrariamente al nome, sembra un'oasi per le vacche. Siamo alla malga. Il tempo per riempire le borracce e ripartiamo.










Seguiamo il 330. Diversi chilometri quasi pianeggianti e con vista sul Lago di Tovel ci portano alla Malga Termoncello (1856). Anche qui ci sono le vacche. Stavolta al rientro dopo il pascolo. Il pastore ci spiega dei recenti lavori di recupero della struttura. Sono le 18. Il sole sta scendendo. Decidiamo di proseguire fino a Malga Loverdina (1771). Ci sembra il posto adatto per dormire. Ma ecco la sorpresa negativa. Il bivacco è occupato da giovani festaioli molto molto brilli. Non ci pensiamo due volte. Andiamo alla Campa (1978). Il segnavia indica circa un'ora. Forse troppo perché i chilometri macinati quest'oggi sono tanti. Proviamo. Male che vada una tenda c'è. Saliamo di quota oltre i 2000 m. Si vede la malga. Eccoci arrivati finalmente. 27 chilometri percorsi. Il bivacco è libero e collocato in una posizione davvero stupenda. Roberto prepara il risotto. Il giorno dopo alla malga si terrà la festa del paese di Campodenno. I volontari lavorano intensamente. Ci invitano a mangiare una fetta di torta e a bere un grappino. La compagnia è davvero meravigliosa. Prima di entrare nel sacco a pelo mi fermo ad osservare il cielo. Quanti pensieri.










GIORNO 2

Domenica 12 agosto 2012. Sveglia nella nebbia quella di questa mattina. La bella giornata di ieri sembra solo un ricordo. Faccio colazione. L'acqua gelida della fontana è una scossa di energia. Due partite a briscola e finalmente il cielo si apre. Partiamo. Seguiamo il 338. Il sentiero inizialmente sale per poi proseguire pianeggiante lungo l'Alpe la Campa. Il panorama è incredibile.





Saliamo fino alla Sella del Montoz (2327). E' l'ultima fatica. Sulla sinistra si alza il Croz del Re, sulla destra Cima S. Maria. Scendiamo lungo la Val dei Cavai. Il sentiero in alcuni tratti è stato trasformato in torrente.   Raggiunto il Baito dei Cacciatori seguiamo il 301 che porta ad Andalo. Arrivati.


Un giro ad anello di 41 km. I posti visitati sono notevoli. Li ho frequentati tante volte, ma mai tutti assieme. Malga Campa però ha qualcosa di speciale e solo visitandola si può capire il perché. Ho fatto morire Roberto di fatica. Il primo giorno è stato più lungo e faticoso del previsto, ma ci ha alleggerito il seguente. Da fare, assolutamente.


domenica 12 agosto 2012

Andalo-Malga Zambana-La Paganella-Andalo



Domenica 5 agosto 2012. Oggi è festa per Zambana. Non a caso il ritrovo è a Malga Zambana (1792). Parcheggio la macchina in prossimità del cartello che dà il "benvenuti ad Andalo". Ovviamente venendo da Fai della Paganella. Sulla sinistra il segnavia 610 mi indica il percorso. Sono nel bosco e non lo lascio fino ai pascoli della malga. La salita non è dura, a parte il lungo strappetto finale.
L'Ale mi aspetta già da un po' seduta su un prato. Gli impianti di risalita fanno miracoli...




Dopo il pranzo decido, come ogni anno, di salire in cima alla Paganella (2124). Ormai è una ricorrenza. Seguo il 604. Una marmotta, poco sotto la cima, mi passa a pochi metri di distanza. Al Rifugio La Roda la gente non si conta. Scendo verso sud in direzione dell'ex Rifugio Cesare Battisti. Da qui si può ammirare un panorama davvero notevole.







Torno indietro. Questa volta non dal sentiero principale. Scendo lungo una delle infinite piste da sci e sono di nuovo a Malga Zambana. Il tempo di un gelato e saluto l'Ale, che anche al ritorno, nonostante la discesa, preferisce gli impianti alla fatica. Il ritorno avviene da ovest, lungo un sentiero inizialmente molto pendente che poi diviene traccia mal segnata, fino a riprendere il 610.