Domenica 30 ottobre 2011. Dall’abitato di Caldonazzo raggiungo la località Lochere. Al primo tornante dopo l’albergo alla Vedova parcheggio la macchina. Inizia la Val Scura. Imbocco il 233. Comincia la salita. Il sentiero sale seguendo il letto del torrente Rio Bianco. In questo periodo la quantità di acqua non è eccessiva, quindi attraversarlo non è difficile. Basta avere equilibrio. Sono in fondo a una gola scavata dall’acqua. Attorno a me solo rocce. L’ambiente è selvaggio. Il sentiero è attrezzato. Cordini e scale aiutano la salita. In alcuni tratti è esposto e proseguire non è sempre semplice. Le rocce lasciano poco spazio alla vegetazione. Mi accorgo che sono in cima alla Val Scura quando in lontananza sento il frastuono della cascata. La valle si apre. Vedo dei camosci. Ancora pochi metri e sono sull’Altipiano delle Vezzene.
Finalmente il peggio è alle spalle. Il sentiero prosegue nel bosco di abeti rossi. Attraverso la strada provinciale n. 133 di Monterovere e imbocco il 220. In meno di un’ora sono a Baita Belèm (1420). Scendo dal 223 e prendo il 224. Sto salendo sul Monte Cimone (1525). Il bosco è misto, abeti e faggi. Alcuni punti panoramici permettono di vedere i laghi di Levico e Caldonazzo. In pochi minuti raggiungo la croce sul punto più alto.Decido di accorciare il tragitto scendendo dal 225. Il tratto iniziale è molto ripido. Il panorama sull’Alta e Bassa Valsugana è meraviglioso. Continuo a scendere. Sono a Caldonazzo.
Un giro emozionante nei luoghi a cui sono maggiormente legato. Dalla selvaggia Val Scura passi ai luoghi frequentati dell’Altopiano delle Vezzene. Sono entrato nel regno dei camosci e ho avuto la fortuna di vederne molti.
papi... papi... dannazione...
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