FOTOTRAPPOLA: tutto ciò che non possiamo, non riusciamo, non vogliamo vedere.
lunedì 31 ottobre 2011
venerdì 28 ottobre 2011
Località Coler – Cascate Saent – Rifugio Dorigoni – Baito Campisol – Località Coler
Ho voglia d’autunno. La Val di Rabbi mi sembra il posto migliore. In località Ramoni al Coler parcheggio la macchina. Questa mattina fa freddo. Il termometro segna –3. Prendo la strada forestale 106 che sale a Malga Stablasolo (1539). I prati sono coperti dalla brina, è ancora presto per i raggi del sole. Pochi tornanti e sono alla malga. Stanno facendo lavori alla copertura.
Al bivio con indicazione Cascate del Saent seguo sempre il 106. Più che una salita è una ripida scalinata tra i larici ingialliti dalla stagione autunnale. Da lontano sento il rumore dell’acqua. Mi avvicino lentamente. La passerella in legno è completamente ricoperta dal ghiaccio. Sono davanti alle cascate del Saent. Qualche foto e riparto.
Continuo a salire. Arrivo al Doss dela Cros (1799) che si affaccia sul Prà di Saent. Poche centinaia di metri e raggiungo Malga Prà di Saent (1784). Qui parte un sentiero denominato “Scalinata dei larici monumentali”. Io proseguo sul 106. Il sentiero sale a zig zag. Finalmente esce il sole e con lui i colori dei larici si infiammano, creando infinite sfumature.
Incontro la neve. In lontananza vedo il Rifugio Dorigoni (2437). Non è semplice arrivarci. Hanno rimosso le passerelle per attraversare il torrente Rabbies. L’unico modo è prendere la rincorsa e saltare. Al rifugio mi fermo qualche minuto. Mangio e faccio delle foto.
Torno indietro. Invece di ripercorrere il 106 prendo il 128. Sono fortunato. Un camoscio è proprio lì, davanti a me. La discesa non è semplice. I sassi sono ghiacciati e la neve copre la traccia. In compenso il paesaggio lascia senza fiato. Al Baito Campisol (2126) scendo nuovamente al 106. Rocce e larici secolari. La ripida discesa propone questo menù. Sono nuovamente al Doss dela Cros. Non seguo lo stesso itinerario dell’andata, opto per il sentiero delle cascate. Voglio vedere le Cascate del Saent in tutta calma e alla luce del sole. Continuo a scendere. Sono al parcheggio.
Un giro lungo (18 Km), ma non difficile che ha soddisfatto la mia voglia di autunno. Mi sarei fermato a fotografare ogni pianta, ogni ago. L’effetto dell’autunno è magnetico. Provare per credere.
lunedì 24 ottobre 2011
giovedì 20 ottobre 2011
Ristoro Dolomiti – Malga Asbelz – Rifugio Cacciatore – Ristoro Dolomiti
Sono le 7. Dall’abitato di S. Lorenzo in Banale seguo l’indicazione per la Val d’Ambiez. Lascio la macchina al ristoro Dolomiti. Scendo lungo la strada asfaltata e imbocco il sentiero 349 per Malga Asbelz. Supero il Ponte di Baesa e mi inerpico nel vero senso della parola sulle rampe che portano ai Masi Jon. La pendenza è proibitiva. Con lo zaino carico di vivande faccio una fatica terrificante. Sono ai masi. Il sentiero prosegue nella faggeta. I colori autunnali sono meravigliosi. Cammino e sento le foglie morte cadere a terra.
In pochi minuti esco dal bosco e mi ritrovo nei pascoli. Sulla mia sinistra vedo il Monte Pizzo (2221), sulla destra la Crona Vecchia (2154). Il sentiero è esposto, ma non pericoloso.
Verso le 10 il sole spunta e scioglie le brina. Sento un fischio. Un camoscio lancia l’allarme. Cambio l’obiettivo della macchina fotografica. Appena in tempo per immortalare la fuga di 5 camosci.
In lontananza la sagoma della Malga Asbelz (1956). Sono arrivato. Scarico il bagaglio e riposo qualche minuto. Sono stanco. Di fatica ne devo fare ancora tanta. Al bivio seguo il sentiero 348. Pochi metri e arrivo al Lago d’Asbelz. Ho difficoltà a trovare la traccia del sentiero, ma dopo qualche tentativo ci riesco. La salita è molto ripida e panoramica. Il punto più alto lo raggiungo alla Selletta Colmalta (2276). Che sudata.
Finalmente la strada spiana. Si apre la vista sulle Dolomiti. Incontro quattro cacciatori. Una nuvola fantozziana si adagia sulla Busa del Senaso. La nebbia mi attende. Infatti mi accompagnerà fino al Rifugio Cacciatore (1821). Qui mi fermo a mangiare.
Sono fortunato. La nuvola si alza e in un secondo il cielo è nuovamente limpido. Salgo fino alla Busa dei Malgani. Il Rifugio Agostini è lì a un’ora e mezza, ma per oggi ho già dato. Sarà per un’altra volta.
Scatto un’ultima foto e scendo lungo il 325, attraverso la Val D’Ambiez. Sulla strada che porta a Malga Senaso di Sotto (1578) vedo le impronte di un orso nel fango.
Continuo a scendere lungo questa valle scavata dall’acqua. Sono al punto di partenza.
Un giro incredibile. Quasi 23 chilometri. Ho visto tutto. La paura di non farcela, la fatica, l’avventura. Mi porterò dentro tutto. Gli animali, i boschi, i pascoli. Proprio tutto.
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