Sono le 7. Dall’abitato di S. Lorenzo in Banale seguo l’indicazione per la Val d’Ambiez. Lascio la macchina al ristoro Dolomiti. Scendo lungo la strada asfaltata e imbocco il sentiero 349 per Malga Asbelz. Supero il Ponte di Baesa e mi inerpico nel vero senso della parola sulle rampe che portano ai Masi Jon. La pendenza è proibitiva. Con lo zaino carico di vivande faccio una fatica terrificante. Sono ai masi. Il sentiero prosegue nella faggeta. I colori autunnali sono meravigliosi. Cammino e sento le foglie morte cadere a terra.
In pochi minuti esco dal bosco e mi ritrovo nei pascoli. Sulla mia sinistra vedo il Monte Pizzo (2221), sulla destra la Crona Vecchia (2154). Il sentiero è esposto, ma non pericoloso.
Verso le 10 il sole spunta e scioglie le brina. Sento un fischio. Un camoscio lancia l’allarme. Cambio l’obiettivo della macchina fotografica. Appena in tempo per immortalare la fuga di 5 camosci.
In lontananza la sagoma della Malga Asbelz (1956). Sono arrivato. Scarico il bagaglio e riposo qualche minuto. Sono stanco. Di fatica ne devo fare ancora tanta. Al bivio seguo il sentiero 348. Pochi metri e arrivo al Lago d’Asbelz. Ho difficoltà a trovare la traccia del sentiero, ma dopo qualche tentativo ci riesco. La salita è molto ripida e panoramica. Il punto più alto lo raggiungo alla Selletta Colmalta (2276). Che sudata.
Finalmente la strada spiana. Si apre la vista sulle Dolomiti. Incontro quattro cacciatori. Una nuvola fantozziana si adagia sulla Busa del Senaso. La nebbia mi attende. Infatti mi accompagnerà fino al Rifugio Cacciatore (1821). Qui mi fermo a mangiare.
Sono fortunato. La nuvola si alza e in un secondo il cielo è nuovamente limpido. Salgo fino alla Busa dei Malgani. Il Rifugio Agostini è lì a un’ora e mezza, ma per oggi ho già dato. Sarà per un’altra volta.
Scatto un’ultima foto e scendo lungo il 325, attraverso la Val D’Ambiez. Sulla strada che porta a Malga Senaso di Sotto (1578) vedo le impronte di un orso nel fango.
Continuo a scendere lungo questa valle scavata dall’acqua. Sono al punto di partenza.
Un giro incredibile. Quasi 23 chilometri. Ho visto tutto. La paura di non farcela, la fatica, l’avventura. Mi porterò dentro tutto. Gli animali, i boschi, i pascoli. Proprio tutto.
Complimenti, una delle zone più belle e selvaggie del Brenta! Aaaaa le impronte dell'orso!!!!
RispondiEliminaComplimenti per il giro e coraggioso (e forse un pò imprudente :P) a farlo da solo!
RispondiEliminaSono zone meravigliose e dimenticate dai più!
Orsooo :)
Luoghi stupendi. Le impronte sono un regalo per Claudio.
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